Telegram e il futuro delle testate giornalistiche

28 april 2020

Il consiglio dell’Autorità Garante nelle Comunicazioni (Agcom) ha esaminato l’istanza presentata dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG), avente ad oggetto l’adozione di provvedimenti nei confronti della piattaforma di messaggistica istantanea Telegram. In particolare, la FIEG aveva richiesto la rimozione di tutte le edizioni digitali di testate giornalistiche diffuse illegalmente su alcuni canali della piattaforma ed un divieto di accesso totale al servizio, fornito dall’omonima Telegram LLC, società a responsabilità limitata fondata nel 2013 dall’imprenditore russo Pavel Durov e avente sede a Dubai. 

In seguito all’avvio di un’istruttoria da parte di Agcom e ad un confronto con la stessa, l’operatore ha deciso di adempiere parzialmente alle richieste della FIEG, rimuovendo spontaneamente sette degli otto canali considerati lesivi del diritto d’autore. Con la delibera 164/20/CONS l’Autorità ha disposto l’archiviazione del procedimento, diramando contestualmente un importante comunicato stampa:

 “[…] Nel ribadire il proprio forte e fattivo impegno a difesa della proprietà intellettuale, che ha dato luogo all’adozione del regolamento per la tutela del diritto d’autore online, ormai divenuto una best practice a livello internazionale, Agcom sottolinea che i suoi interventi devono però svolgersi nell’ambito e nei limiti del regolamento stesso, conforme alle leggi dello Stato e alla normativa europea. […]

è opportuno anche segnalare che Agcom può adottare provvedimenti che hanno come diretti destinatari soltanto soggetti compresi nel perimetro dei propri poteri regolatori. Quando la violazione avviene sui canali di un sito ubicato fuori dal territorio nazionale, come nel caso di Telegram, l’Autorità non può che rivolgersi ai provider italiani che forniscono l’accesso a internet, ordinando loro di procedere alla disabilitazione dell’accesso all’intero sito. Non è infatti possibile ordinare la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto ciò comporterebbe l’impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell’Unione. Per espresse disposizioni delle direttive europee, la disabilitazione dell’accesso alla piattaforma deve rispondere a criteri di proporzionalità che Agcom ha sempre applicato con rigore.”

In siffatti casi appare chiaro come, ad oggi, l’unico strumento a disposizione dell’Agcom risulti essere il totale blocco dell’accesso ai siti su cui sono avvenute violazioni del diritto d’autore, posto in essere mediante richiesta indirizzata agli Internet Service Provider italiani. Tuttavia, a differenza di quanto accaduto per la quasi totalità dei siti torrent e per molti servizi di streaming video, nel caso Telegram l’Autorità ha ritenuto sproporzionato il ricorso ad una simile azione.

L’Agcom ha chiarito che in futuro, per poter rivolgere a piattaforme come Telegram e WhatsApp ordini diretti di rimozione di singoli contenuti lesivi del diritto d’autore, sarà necessaria una modifica delle norme primarie vigenti, che attualmente, con riferimento ai diritti d’auore e assimilati di cui all’art. 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 70 del 2003, non considerano come “stabiliti in Italia” gli operatori che offrono servizi della società dell’informazione nel territorio italiano utilizzando, anche indirettamente, risorse nazionali di numerazione. 

La violazione in oggetto è stata segnalata all’Autorità Giudiziaria, e in data 27 aprile la Procura della Repubblica di Bari ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di 17 canali Telegram per i reati di ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore. Il sequestro, eseguito dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo pugliese, è stato notificato ai rappresentanti di Telegram LLC e all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. I responsabili sono in corso d'identificazione.

 

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